Introduzione

Percorriamo il corso del fiume ponendo attenzione ad alcuni elementi del patrimonio tecnologico del Bisenzio dalla sorgente alla confluenza in Arno.

Ci soffermiamo, in particolare, a conoscere i mulini e il lavoro del Mugnaio che,in passato, hanno rappresentato per molti secoli la sintesi della vita economica del nostro territorio e in seguito hanno costituito la forza motrice dei primi insediamenti tessili, progenitori delle industrie moderne.

Ci siamo cimentati anche nel tentativo di ricostruire un modello di mulino ad acqua che ne mettesse in evidenza la struttura e il funzionamento

Il Mulinnovo

 

Fu costruito lungo le rive del Bisenzio vicino al paese di Mercatale nei primi decenni del XVIII secolo dai Conti Bardi, per la macinazione di cereali e castagne.

Il primo mugnaio fu Giovanbattista Macij che aveva con i Bardi un contratto d’affitto, ereditato alla sua morte dalla moglie Teresa, che fu vittima di numerosi furti. Il mulino all’epoca (metà del XVIII secolo) aveva tre macine: una d’alberese, una di sasso e una di marmo, e il suo margone alimentava anche una gualchiera. Alcuni miglioramenti all’impianto del mulino furono apportati dal successore della mugnaia dopo l’inondazione del 1764. Il mulino, tornato in possesso dei discendenti del Macij dopo la fine del feudo Bardi, fu comprato nei primi decenni dell’800 da Giovacchino Bacigalupo che porṭ da tre a quattro i palmenti; negli anni che seguirono assunse sempre maggiore importanza la gualchiera per la produzione della lana. L’impianto tessile fu trasformato da Angelo Peyron, alla fine del secolo scorso in lanificio specializzato nella produzione di tappeti e coperte. Periodicamente l’imprenditore si recava in Turchia per acquistare interi stock di tappeti deteriorati, per poi insegnare alle sue operaie a ricostruirne la trama e a ridare brillantezza ai loro colori orientali. La qualità’ della produzione fu apprezzata anche dalla casa Reale.

 

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