Introduzione

Percorriamo il corso del fiume ponendo attenzione ad alcuni elementi del patrimonio tecnologico del Bisenzio dalla sorgente alla confluenza in Arno.

Ci soffermiamo, in particolare, a conoscere i mulini e il lavoro del Mugnaio che,in passato, hanno rappresentato per molti secoli la sintesi della vita economica del nostro territorio e in seguito hanno costituito la forza motrice dei primi insediamenti tessili, progenitori delle industrie moderne.

Ci siamo cimentati anche nel tentativo di ricostruire un modello di mulino ad acqua che ne mettesse in evidenza la struttura e il funzionamento

Il mulino di Pispola, Cantagallo

Ciò che rimane del mulino di Pispola si trova nel luogo dove il Bisenzio riceve le acque del torrente Gricigliana.

Fu costruito lì perché in quel punto del fiume poteva ricevere abbondanza d’acqua e perché i suoi primi proprietari, i conti Alberti già nel XVIII secolo, possedevano lì vicino la loro fortificazione, la Rocca Cerbaia.

I conti Bardi, successori degli Alberti, tennero il mulino fino al XVIII secolo, con annessa gualchiera: Macchinario di legno, per la lavorazione della lana, azionato dalle acque del fiume.

È questo già un primo esempio di connessione fra il mulino e un impianto tessile.

Il mulino passò, per un contratto di affitto, a Carlo Biagioli, i cui discendenti in seguito lo acquistarono.

Il mulino fu riadattato e ingrandito, passando da due a cinque palmenti.

Un episodio curioso lo lega alla figura di Garibaldi che, in fuga dalla Romagna, vi sostò nel 1849. Il mugnaio di allora, Luigi Biagioli, detto "Pispola", ebbe dei problemi con la polizia, per aver ospitato Garibaldi nel suo mulino. Ma, in seguito all’unificazione dell’Italia, fu ricompensato con una grossa somma di denaro, che gli permise di mettere su una fabbrica, per uso di lanificio tessile, che comprendeva varie stanze e riceveva l’acqua del Bisenzio. È questo un esempio interessante in cui il mulino e il lanificio convivono ricevendo la forza motrice dello stesso margone.

Lo stabilimento tessile, il più antico della valle del Bisenzio, passò in seguito in mano a Cesare Romei che intorno al 1900 ne fece una grossa fabbrica con carbonizzo, stracciatura, follatura di stoffe, cardatura e filatura di lane.

I discendenti di Pispola continuarono invece a lavorare al mulino e a fornire farina al forno dove, durante la pausa di lavoro, compravano il pane gli operai del lanificio.

Durante la prima guerra mondiale una legge obbligava a macinare nel comune di residenza, per cui da Carmignanello non si poteva attraversare il Bisenzio per andare a macinare nel mulino di Pispola, che si trovava nel comune di Barberino, ma molti continuavano a andarci lo stesso la notte di nascosto rischiando che sequestrassero loro tutto.

Il mulino di Pispola ha cessato di lavorare attorno al 1952.

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