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POLLINE

La parola polline deriva dal termine latino "pollen" che significa "fine farina". Questo termine, che decisamente si addice all'aspetto del polline, fu usato per la prima volta dal medico tedesco Valerius Cordus (1515-1544) che aveva osservato nelle antere del giglio un rubiginosus pulvisculus, "polvere" che ritrovò poi in altri fiori. Grazie all'invenzione del microscopio, nel XVII° secolo, l'osservazione di questa "polvere" fu affinata da Grew e da Malpighi, l'uno inglese, l'altro italiano, che quasi simultaneamente pubblicarono disegni e prime descrizioni di granuli pollinici. Da allora prende le mosse la storia scientifica del polline.
Caratteristiche dei granuli pollinici:

  • Numerosi: vengono prodotti in grande quantità dalle piante, di più da quelle a impollinazione anemogama (ad es. nell'ordine di decine di miliardi da un albero di pino silvestre - Pinus sylvestris L.) per fare fronte alle inevitabili perdite dovute al trasporto (impollinazione).

  • Diffusibili: si distribuiscono più o meno omogeneamente e in un'area più o meno vasta circostante la fonte d'origine, sottoforma di "pioggia pollinica". Pochi, rispetto al grande numero prodotto dalla pianta, raggiungeranno l'obiettivo principale, quello cioè di portare a destinazione i gameti per la fecondazione, tutti gli altri sono prima o poi destinati a depositarsi al suolo, nei corpi d'acqua o su altri substrati (mieli, resine, o qualsiasi superficie), con possibilità di essere catturati anche con mezzi artificiali (campionatori pollinici).

  • Indistruttibili (quasi): sono rivestiti di una sostanza (la sporopollenina) costituita da due strati: il più interno, intina, di natura pectocellulosica più fragile e l'esterno, esina, composto da sostanze rigide, le sporopollenine.L’esina è suddivisa in una porzione più esterna sculturata la sexina, ed una non sculturata la nexina, che ricopre l’intina. Le sporopollenine (polimeri ossidativi dei carotenoidi e/o esteri dei carotenoidi) sono sostanze organiche fra le meno degradabili che fanno dell'esina un involucro resistente all'usura del tempo (anche del tempo geologico) e agli attacchi degli agenti microbiologici/chimici/fisici.

  • Riconoscibili: potremmo definirli le "impronte digitali" delle piante. Infatti i granuli delle varie specie differiscono tra loro, con differenze tanto più decise, quanto più le specie produttrici sono distanti dal punto di vista sistematico. L'identificazione si avvale di un certo numero di parametri: taglia/dimensioni, forma, strutture/sculture dell'esina, e infine aperture, aree della parete più sottili predisposte per l'emissione del tubetto pollinico, la struttura adibita a veicolare i gameti per operare la fecondazione (con qualche eccezione). Come per l'identificazione delle piante, anche per l'identificazione del polline esistono numerosi chiavi e atlanti illustrati. Tuttavia non sempre è possibile riconoscere il polline a livello di specie, anche se è più facile nel caso di piante legnose, soprattutto di quelle arboree: per questo esistono i "tipi pollinici", categorie morfologiche che possono comprendere pollini di alcune specie, di alcuni generi o, meno spesso, di un'intera famiglia/sottofamiglia.

La maggior parte dei granuli di polline maturo possiede aperture cioè delle parti della parete in cui l’esina è più o meno assottigliata e che costituiscono una via di collegamento con l’ambiente esterno. Queste aperture consentono al polline di variare il proprio volume in relazione al suo stato di idratazione. Le aperture possono essere di due tipi: i pori sono aperture circolari o leggermente ellittiche e presentano rapporto tra lunghezza e larghezza minore o uguale a 2, i colpi sono lesioni allungate simili a un solco con le estremità appuntite e hanno rapporto tra lunghezza e larghezza maggiore di 2. In base alla presenza o all’assenza di aperture il polline è chiamato aperturato o inaperturato, in base al tipo di aperture si possono avere granuli pollinici porati, colpati o colporati (sia pori che colpi).

ESEMPI DI POLLINE
Polline di Castanea sativa: tri-colporato.
Diametro: 11-16 mm.
Polline di Fagus sylvatica: tri-colporato.
Diametro: 40-45 mm.
L’intina forma piccoli onci sotto i pori.
Polline di Quercus ssp.: tri-colpato.
Diametro: 20-30 mm.
L’esina è scabrato-verrucata e l’intina mediamente ispessita; i colpi presentano una membrana sporgente.